Ankara-Pasta al pesto

Nella valigia ho portato di contrabbando anche cinque vasetti di pesto Novella. Subito ne ho congelato una parte e ora è arrivato il momento di tirarli fuori. Abbiamo invitato Orkun e Mughe; i nostri vicini turchi con il figlio Deniz, (coloro che hanno salvato Ivo a Istanbul dopo che era stato morso da un cane); e due colleghi italiani di Enrico che parlano meno inglese di me.

Pasta al pesto e di secondo?

Enrico sogna il polpo alla sassarese e quindi ci mettiamo in macchina per andarlo a cercare. Incredibile ma vero: ad Ankara chiudono tutte le pescherie appena arriva il caldo (e che caldo!) e rimangono chiuse da giugno a settembre compresi. Girando girando finiamo immancabilmente in un centro commerciale dove non troviamo il polpo ma troviamo dei calamari.

Di secondo calamari ripieni quindi, poi,  come dolce, crostata di fragole.

Arrivano gli ospiti, Orkun e Mughe hanno portato i baklava, i più buoni di Ankara, dicono.

Gli italiani la viennetta e i vicini turchi un vaso i cui fiori sono delle fette di frutta ricoperte di cioccolato. Apriamo una bottiglia di limoncello che finisce nel giro di un paio d’ore. Non per bocca degli italiani, posso dirlo?

Questi turchi bianchi mangiano il salame italiano, bevono vino (il vino che ho portato di contrabbando dal Piemonte) e mi chiedono che ne penso dell’imam che canta cinque volte al giorno. Che scandisce il tempo, che devo dire, anche noi abbiamo i campanili. Mi guardano perplessi. Credo proprio che non abbiano idea di che paese sia l’Italia e che potere abbia la chiesa in casa nostra.