Henné nero, ovvero la mia disavventura con la parafenilendiammina (PPD)

“Pensavo di farmi un henné nero, perché non te lo fai anche tu? Io mi faccio l’Henné da anni perché non mi piacciono le tinte chimiche.”

Con queste frasi la mia Kaynana mi ha convinto a provare l’henné nero insieme a lei, sulla scatola un cesto di frutta e verdura e la scritta DOGAL, naturale. Devo rifarmi la tinta e, presa dalla nostalgia dell’henné che facevo con la mamma, accetto l’invito.

Mettiamo il bimbo a letto e iniziamo a fare l’intruglio. L’odore è quello giusto, il papocchio è sempre quello ma questo nero è incredibilmente tenace. Finita la suocera è il mio turno. Poi lavo il lavandino. Il colore non si toglie dalla porcellana. Non è possibile. Lascio il Cif a macerare sulle macchie e usciamo in terrazza a fumarci una sigaretta.

“L’henné nero naturale non esiste.”

Mi confessa la Kaynana.

E a quel punto mi ritornano alla memoria le parole di mio padre sull’Henné vietato in America perché tossico. Prendo la bustina degli ingredienti e trovo un solo nome sospetto: parafenilendiammina (PPD). Lo cerco su google e scopro i terribili effetti che può avere sulla cute, compreso lesioni gravi anche da ospedalizzare, oltre vari rischi di intossicazione e tumore.

Vado a lavarmi i capelli ripetendomi che le informazioni si cercano prima e non dopo averle fatte le cose.

I capelli scivolano nella vasca come in un film dell’orrore. Rimarrò calva. E ormai ne sono talmente certa che quando scopro che, nonostante tutto, ho ancora dei capelli in testa, sono quasi felice.

Dopo due settimane continuo a perdere i capelli ogni volta che li spazzolo ma la quantità diminuisce, così come diminuisce il prurito. Le macchie sul lavandino e sulla vasca sono scomparse.

Povera me mi sento come Glauce, figlia di Creonte, tanto stupida da indossare la ghirlanda che le darà fuoco.

Mia mamma mi ha promesso il miglio appena torno in Italia e io, d’ora in poi, farò solo terribili tinte chimiche certificate e sperimentate, se non su criceti,  non sulla mia testa.

P.S. Elisabetta non ha riportato alcun malessere dopo l’utilizzo della parafenilendiammina.