Sotto la Soprelevata, seduta su una panchina rotonda ovvero una ciambella in legno vicino a due palme. Queste ultime cercano di lambire la strada a scorrimento veloce con le loro foglie verde chiaro. La soprelevata divide il centro storico dal lungo mare come un arto bionico che aiuta la circolazione di lamiera e carne.Circolazione coronarica da Genova Sestri a Genova Foce.
La mia ombra è incorniciata dall’ombra delle due palme e dal cartello: Largo Paolo Emilio Taviani. L’ombra delle fronde questa volta lambisce un mosaico che glorifica Genova come uno dei luoghi da cui sono partite le migrazioni di inizio novecento. Una ciminiera dipinta con varie tonalità di marrone e verde si innalza anche sopra la Sopraelevata. In lontananza, posto sui monti che circondano la stazione Principe, l’hotel Miramare forse racconta una storia simile, vista non da chi partiva con le valigie di cartone ma con i bauli della prima classe. Difronte alla Sopraelevata, sul lato mare, il museo Galata espone uno striscione: “memoria E migrazioni. Scopri la storia, comprendi il futuro”. L’immagine racconta di un ponte di una di una nave del secolo scorso, in bianco e nero due uomini di allora guardano il mare, affianco un ragazzo africano a colori si appoggia alla stessa balaustra e guarda lo stesso mare. Ha una giacca rossa.
C’è il sole oggi a Genova, un poco di vento così come deve essere per una città di mare e neanche una nube nel cielo. I gabbiani volano. Michele mi ha vomitato addosso mentre lo portavo all’asilo. Latte rancido e pizza mezza digerita. Colpa della sveglia di mia madre che non ha suonato e delle curve che da Nervi-Capolungo portano al centro.