una nave lascia il porto in cui è stata costruita, la solidità della sua chiglia e la quantità di miglia che potrà percorrere la deve a chi ha lavorato con e per lei.
La nostra piccola famiglia è questa nave che solca il mar di marmara e il mar nero, pieno di ottimi pesci dai nomi insoliti e dalle facce note: hamsi (acciughe), çupra (orate), minekop (?) e levrek(?), oltre che piccoli salomon dalla carnagione chiara.
Kara deniz, si chiama il mar nero ed esistono pescherie specializzate che ne vendono il pesce, qui è considerato più prelibato di quello del Mediterraneo.
Oggi, dopo un’illusione di primavera, le temperature sono scese di nuovo sotto lo zero. Abbiamo chiuso le verande e abbandonato il dondolo sul terrazzo. Questa mattina niente scuola né per me né per Michele, dopo due giorni che ignoravo le lamentele di Michele (non ci sento, mamma!) ho finalmente deciso di farlo vedere a qualcuno. Abbiamo un’assicurazione privata ma a chi rivolgersi? Come avrei fatto in Italia sono andata dal farmacista: un signore alto e scontroso che ogni volta che vede Michele alza gli occhi al cielo. Ci sono altre tre farmacie nella mia via ma mi piace l’idea di torturare questo farmacista, unica persona che ho incontrato in tutta la Turchia a non amare incondizionatamente i bambini ( così come il padre della patria insegna). Appena gli ho spiegato, nel mio turco orribile, che il “çocuk” aveva male alle orecchie mi ha detto che dovevo andare da un dottore, era quello che volevo sentirmi dire per poter chiedere: “nerede?” Dove? Mi ha scritto l’indirizzo su un foglio in una calligrafia orribile, con questo trofeo sono andata alla stazione dei “taksì” della mia via. I taxisti si sono consultati e dopo aver decifrato la via e il nome dell’ospedale siamo partiti. Michele è sempre felice quando saliamo sulle macchine gialle (taksì) perché vanno veloce, dopo un giro di isolato siamo arrivati dietro al Botanik Park, la macchina si è fermata davanti a un portone che se il taxista non mi avesse ripetutamente assicurato che era un “hastane” (ospedale) mai ci sarei entrata. Più che un ospedale è un poli-ambulatorio dove il Uzm. Dr. Nazim Özgür ha visitato Michele tra i suoi strilli e strepiti. Ha un’otite media, gli ha prescritto antibiotico, ibuprofene e antistaminico. L’antistaminico non l’ho capito, sospetto che sia perché non conosce il bambino e ha paura di crisi allergiche. Comunque iniziamo oggi la terapia. Tornando a casa siamo passati per i parchi, speriamo che ritorni presto la primavera. Navigare va bene ma preferiremmo farlo col sole. Come sempre da quando si è sciolta la neve (quasi completamente), un’armata di giardinieri del comune pulisce, zappa, pianta, pota accompagnata dai cani randagi del parco e dalle guardie coi manganelli a penzoloni dalla cinta. I grossi cani randagi hanno tutti un etichetta nell’orecchia e fanno le feste a i cani che incontrano accompagnati dai padroni.
Arrivati a casa abbiamo visto l’inizio di “Arabalar iki” (cars2) in turco prima che Michele si addormentasse. Abbiamo comprato un piccolo aereo qualche giorno fa, per permettere a Michele di far volare il suo cuore a Genova mentre dorme, nella sua casa, dai suoi amici.